PostUmano. Reliquie in Viaggio al Museo Diocesano di Mantova
“Reliquie in viaggio” è l’approdo di tre artisti che fanno della suggestione emozionale un punto fermo nella propria arte. Sono opere esposte a Mantova dopo avere viaggiato sulle motonavi che attualmente raccordano la città dei Gonzaga con la Serenissima. Concetta De Pasquale, Rosa Mundi e Giorgio Piccaia sono i tre artisti contemporanei italiani che s’interrogano sul concetto di reliquia, legando le proprie opere al padiglione della Repubblica di San Marino - per la 59a Biennale di Venezia - dedicato al tema “PostUmano Metamorfico” e allestito nella storica sede di Palazzo Donà dalle Rose. Lo sguardo dell’artista va quindi da un ipotetico futuro di cui stiamo vivendo le premesse - il PostUmano - alla traccia, alla parziale presenza incorrotta di un valore fondante - la reliquia - creando un ponte metamorfico, cioè in grado di mutare non la sostanza ma la forma, così come avviene nel marmo: la roccia metamorfica per eccellenza. Qui non abbiamo tracce di fossili ma di idee; il PostUmano è un oltre in cui arriveranno frammenti della nostra civiltà ma sono scomposti: appartengono al passato eppure pulsano ancora, nonostante abbiano percorso l’arco infinito del tempo. Concetta De Pasquale, che ha origini siciliane e tutt’ora vive e crea fra le Eolie e Messina, ricompone tra acquerello e collage gli elementi iconici della propria arte: la spirale leggera della conchiglia; l’oro che può essere al medesimo tempo solare e normanno, come nelle absidi delle grandi cattedrali isolane; il blu vellutato del mare; i luoghi del progetto o del ricordo - negli strappi di carte nautiche - che sono esperienze o sogni di viaggio. Rosa Mundi, le cui opere sono ampiamente presenti nell’attuale padiglione di San Marino per la Biennale, lavora sul fascino e sul mistero delle trasparenze: in un’opera l’unico elemento concretamente fisico è uno specchio al posto del volto di Giuda, perché ognuno dovrebbe porsi il dilemma di poter essere - anche involontariamente - traditore del messaggio di salvezza. Il resto ormai è ombra, denso sì di ricordi ma confuso in un continuo sedimentarsi d’immagini. Giorgio Piccaia, nato in Svizzera a Ginevra e poi attivo da Milano al varesotto lavorando sia per il teatro che nella pittura, non si rifà né all’immaginario pittorico - la pittura veneta di Rosa Mundi - né alla concretezza dell’oggetto - la carta nautica di Concetta De Pasquale - bensì al mondo astratto delle idee. Si appropria dei numeri, del loro significato simbolico, della forma espressa attraverso la numerazione araba: dal tumulto del colore alcune linee si ricompongono e la loro forma è propria quella delle cifre, accennate, ma perfettamente riconoscibili. Perché accomunare queste tre ricerche - apparentemente così diverse - nel comune denominatore delle “Reliquie"? Ognuna di queste porta elementi fondanti della nostra identità: la curiosità ricondotta a ragione, l’esperienza tradotta in mappa, la trasmissione della conoscenza; la rivelazione del disegno divino, dove tutti siamo chiamati a svolgere un ruolo fondamentale che renda possibile il cammino di salvezza; l’astrazione della realtà in sequenze ordinate di valori confrontabili da cui promana una geometrica bellezza fatta di proporzione e armonia. Ogni opera dà sostanza alla radice delle nostre origini, ognuna è capace di portare la nostra mente avanti, liberandoci dal limite fisico. Le reliquie ci ancorano al passato per sostenerci nel cammino verso orizzonti altrimenti sconosciuti. Le reliquie danno pienezza all’essere: sono allo stesso tempo continuità e rassicurazione, appartengono intimamente all’umanità guidandola nell’ignoto del divenire. Mantova è terra d’elezione per questa proposta d’arte: San Longino, che secondo tradizione fu martirizzato vicino alla città, aveva portato con sé dal Calvario le ampolle del sangue di Cristo crocifisso e la spugna imbevuta d’aceto. Lui, che da centurione colpì con la lancia il sacro costato, incontrò nelle terre di Mantova il proprio destino, fu ucciso per decapitazione professando la nuova fede nel Salvatore. La spugna andò perduta, i sacri vasi del sangue, opere di Benvenuto Cellini, furono rotti e divisi durante un sacco militare austriaco. Quelli visibili oggi sono un dono riparatore di Francesco Giuseppe, l’Imperatore che nel Novecento vide il declino inarrestabile del potere asburgico. Le reliquie - nonostante tutte le avversità -mantengono la propria forza nei secoli. L’approdo finale delle opere d’arte è il Museo diocesano, dedicato al Venerabile Francesco Gonzaga che - sul finire del Cinquecento, nel pieno delle guerre di religione contro la Chiesa riformata - fu eletto Ministro Generale dell'Ordine dei Frati Minori. Il giovane frate francescano girò l’Europa e promosse azioni missionarie evangelizzatrici in Cina, Filippine e Brasile. Dalle reliquie portate da San Longino alla predicazione universale del Vangelo promossa da Francesco Gonzaga; dai cardini della nostra cultura - empirismo, astrazione, rivelazione - al futuro incerto che si apre oltre le nebbie e la confusione del presente: le reliquie sono una bussola nella fede, nella storia e adesso anche nell’arte.
Massimiliano Reggiani
con la collaborazione di Monica Cerrito
PostUmano. Reliquie in Viaggio
Museo Diocesano Francesco Gonzaga di Mantova
17 settembre - 16 ottobre 2022
a cura di Andrea Guastella, Susanna Ravelli e Marco Marinacci
Partner del progetto:
Fondazione Ca Donà dalle Rose, Padiglione San Marino Biennale di Venezia-Padiglione S. Marino; International Propeller club Milano, Mantova e Venezia, Compagnia Motonavi Girolibero, Museo Diocesano Mantova, ALOT srl, VIERRE
costruzioni, OLG, Centro Studi Milano’900, La Stanza dell’Arte, That’s Contemporary.
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